Hedningarna
Omonimo
1989
Il fenomeno dei librigame divampò negli anni ’80 e Le colline infernali di Steve Jackson è un buon esempio di quel filone; in compagnia può essere un simpatico diversivo, specie se ci si avvale del superpotere della menzogna: se nella vita reale un’Arpia scende in picchiata per divorarvi gli occhi c’è ben poco che possiate fare, ma almeno nei librigame è possibile fingere che ciò non sia accaduto e proseguire nella lettura con gli occhi di cui prima.
È qui però che interviene la crudeltà di queste Colline infernali, e cito:
133
Prosegui per un sentiero che si inoltra nel sottobosco, e la vegetazione si fa sempre più fitta. Improvvisamente il suolo ti cede sotto i piedi. Puoi tentare la Fortuna.
Se sei fortunato vai all’89; se sei sfortunato o preferisci non tentare la Fortuna vai al 70.
Lancio i dadi, e diamine! Sono dalla mia.
89
Spicchi un salto in avanti e fai appena in tempo ad evitare il fossato; ti volti indietro e guardi dove saresti potuto cadere.
Vai al 170.
170
Tiri un sospiro di sollievo, ma non è ancora il momento di cantar vittoria; te ne accorgi dopo qualche passo, quando i tuoi piedi mettono in azione un meccanismo segreto: tutt’a un tratto tre alberelli con la punta aguzza scattano davanti a te e ti si conficcano nel corpo all’altezza del cuore. Muori impalato da questo diabolico stratagemma, e purtroppo la tua missione è terminata. La tua testa si unirà a quelle che hai appena visto…
Il potere della menzogna è in grado di riportarmi al paragrafo 133, certo, ma cosa può contro i famelici tre alberelli che hanno appena trafitto la mia dignità?
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